Chaim Potok mi colpì sin dal primo testo che lessi, Danny l'eletto, e, per meglio capire la sua letteraria visione del mondo, andai a ricercare le opere nelle quali maggiormente la descrive.
Il Nostro individua l'inizio dell'esistenza di ciascuno in un mondo piccolo e particolare, quasi invariabile: la famiglia, il paesetto, il quartiere, la chiesa, la comunità. In questo schema, da adulti, rimaniamo intrappolati.
Nonostante dall'esterno ci giungano esempi diversi da quei valori che ci appartengono, cerchiamo di reagire a questi influssi con metodologie così prossime agli insegnamenti paterni da rimanere, di fatto, legati indissolubilmente alla tradizione.
Per esempio, potremmo aver imparato che chi non si comporta in maniera corretta ne subisce le conseguenze ma accendendo la tv troviamo dimostrazioni continue di persone che si comportano scorrettamente senza pagarne il pegno. C'è quindi una contraddizione con quanto imparato in precedenza? Ci rendiamo conto, o ci spiegano i nostri consanguinei, la differenza tra reale e televisivo e, vivendo quest'esperienza di continuo, impariamo a gestire il contrasto di valori.
Quello che Potok cerca di esplorare nei suoi libri è un modello di tale accostamento di idee e di culture in un conflitto che lui ha vissuto crescendo e maturando: ognuno di noi è sottoposto ad un continuo confronto culturale quotidiano ma non ci pensiamo spesso perché impariamo a gestirlo come si apprende a respirare o a camminare. è una specie di coreografia sviluppata senza rifletterci troppo che lo scrittore rappresenta, aprendola, cosicchè possiamo vedere cosa si verifica quotidianamente. Potok vuole dei libri che stimolino nel lettore l'osservazione, l'analisi interiore per cercare di capire o di imparare come siamo fatti.
Il primo valore che il Nostro sviscera è la consapevolezza che ognuno di noi è una persona unica nell'attraversare il travaglio dell'esistenza. Egli ci spiega l'importanza del concetto di individui e ci insegna che il gruppo al quale apparteniamo è esclusivo ed ha un certo valore all'interno della comunità più grande.
Questa individualità è poi sfidata dalle idee che inevitabilmente fluiscono dall'esterno: quando si è nati e cresciuti in uno specifico ambiente culturale, si conoscono i problemi comuni e vi si fa fronte ben volentieri ma se ci si scontra con una divergenza tra i valori interni alla comunità e quelli esterni, si vive un'esperienza di scontro tra nuclei culturali. Questo è il tema principale dell'opera potokiana: il tentativo di esplorare il confronto tra culture. Tutto questo nasce dall'apprendimento, in un individuo sano e ben formato, dei valori stabili del proprio insieme di appartenenza, del senso che ha la vita e del suo valore, dell'importanza delle azioni umane e delle conseguenze delle opere fatte, del concetto di autostima che deriva dall'obbligo di mantenere in sintonia i pensieri e le azioni (non si può pensare una cosa e farne un'altra), di quello che la comunità giudica e della capacità di scelta.
Solo sviluppando il proprio interno si può trovare un posto nel nucleo della tradizione di una collettività ed essere in grado di guardare con coscienza a ciò che ci circonda ma che non rientra nella nostra cultura.
Nei libri di Potok si delineano così due atteggiamenti possibili dei personaggi di fronte al mondo oltre i confini del loro impero: ci sono coloro che intensificano il rapporto con il proprio passato perché credono che nella loro tradizione sia possibile trovare tutto e c'è invece chi vuole impadronirsi di ciò che, presente fuori, può essere un'integrazione alla propria cultura. Queste due scuole di pensiero sono in continuo conflitto, come è ben presentato in Danny l'eletto, dove uno dei due personaggi principali, Danny Saunders, figlio del Rebbe di Loubavich, incontra l'opera di Freud, chiaramente contraria al pensiero religioso ebraico in quanto riduce la mente ad una sequenza causale di avvenimenti. Egli arriva a questo perché non trova, nella cultura che è da sempre sua e che tutti intorno a lui credono completa, uno strumento con cui gestire il dolore che gli provoca il metodo educativo paterno che vuole insegnargli la compassione attraverso il silenzio.
Danny fa suo il metodo psicoanalitico freudiano per cercare di sollevarsi un po' dal peso della usa sofferenza e questo lo porterà lontano dalla via che il padre aveva scelto per lui. Non per questo perderà il suo modo di vedere le cose a favore di quello freudiano: del maestro psicanalista fa suo solo ciò che è formativo e motivo di arricchimento ma mantiene intatta la sua idea del mondo. Questo è dimostrato dalla non risposta di Danny alla domanda che l'amico Reuven, il coprotagonista, gli fa sulle sue considerazioni riguardo la visione del mondo di Freud: Danny, semplicemente, non se ne interessa perché ha già una sua immagine completa.
Ne La scelta di Reuven il confronto passa al rapporto tra il fondamentalismo religioso ed un altro regalo della cultura contemporanea, la tecnica di analisi testuale basato su metodi scientifici di critica, filologia ed archeologia nozionistica sul mondo antico. I testi sacri, per i più ortodossi, sono tutti un dono di D-o e non possono essere cambiati nel tentativo di interpretarli. Interferire con il testo è come far violenza alla tradizione avita e quindi è rigorosamente vietato tenere conto di realtà altre rispetto a quella tradizionale. Reuven Malter si trova quindi in una posizione mediana tra l'obbligo di spiegare alcuni passi di difficilissima interpretazione, riconosciuti filologicamente errati dal ritrovamento di altri manoscritti con delle parti leggermente diverse ma molto più chiare, e la necessità di essere fedele alla propria tradizione.
Reuven risolve il dilemma applicando il procedimento incriminato di critica scientifica solo al Talmud, quella parte del patrimonio scritto ebraico che non viene tramandata secondo leggi ferree, come avviene per la Torah, e che quindi, forse, nei secoli ha subito piccole variazioni che ne hanno oscurato il suo significato.
I due amici, coprotagonisti dei due libri analizzati, in un verso o nell'altro, smembrano, frammentano il sapere per coglierne solo l'utile: Danny fraziona l'opera di Freud e si appropria solo di ciò che gli serve, Reuven scompone il sapere ebraico ed applica il suo metodo solo ad una parte di esso, condannandone l'uso sulla Torah. è corretto sul piano culturale un comportamento del genere?
Una risposta arriva proprio da un'altra opera del Nostro: L'arpa di Davita non è solo la storia di una bambina che si trova immersa in due mondi a contrasto in quanto entrambi fondamentalisti: uno religioso rappresentato dalle correnti più rigorose delle religioni dei genitori della piccola protagonista, padre cattolico con una sorella suora e madre ebrea con un fratello collaboratore stretto del Rebbe, l'altro secolare impersonato dal marxismo stalinista, corrente di pensiero dei due attivissimi genitori della piccola Ilana Davita. In questo libro troviamo forse la chiusa dell'opera potokiana in quanto la piccola eroina, attraverso un percorso che lei si costruisce, arriva ad abbracciare la religione materna, attraversandola con tutto il positivo che trova nelle idee confessionali del cristianesimo. La religione, per Ilana Davita non è una fuga dalla realtà ma un modo per interpretarla e non nasce dalla paura ma dal coraggio di andare contro i preconcetti in nome dello sviluppo di un sentimento più alto.
Con l'arpa di Davita si chiude quindi un discorso narrativo ma non per questo l'opera del Nostro risulta conclusa: gli altri romanzi approfondiscono tematiche e quesiti altrettanto profondi ed interessanti come, ad esempio, il rapporto tra l'ebraismo e l'arte nel ciclo dedicato ad Asher Lev.
Joram Marino - Gennaio 1996
Chaim Potok nasce e cresce a New York city nella prima metà del 1900; studia alla Yeshiva University letteratura inglese, conseguendo il massimo dei voti; si laurea anche in filosofia all'University of Pennsylvania e contemporaneamente al Jewish Theological Seminary of America in Principi della religione ebraica, aprendosi così le porte della carriera rabbinica.
Diviene cappellano dell'esercito americano in Corea e per molti anni è redattore capo della Jewish Pubblication Society of America. Vive in Pennsylvania, alla periferia di Philadelphia, con la moglie e tre figli. è l'autore di otto romanzi: Danny l'eletto, La scelta di Reuven, Il mio nome è Asher Lev, In the beginning, The book of lights, L'arpa di Davita, Il dono di Asher Lev e Io sono l'argilla. Scrive continuamente storie per bambini e ragazzi ed è autore di un testo di storia ebraica di grande attualità. è noto anche come critico letterario e redattore di volumi illustrati per i più piccoli.